Il coraggio di sostenere la speranza

Pubblicato il 17 Luglio 2020

Una sala con 150 persone ha accolto martedì 14 luglio all’Hotel Donatello di Imola , Michele Brambilla, direttore di QN – Il Resto del Carlino, Amilcare Renzi, segretario metropolitano di Confartigianato, Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola, Eugenio Dal Pane, presidente della casa editrice Itaca, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, relatori dell’evento “Il contagio della speranza”.

Una serata voluta da Confartigianato Bologna Metropolitana e Itaca per trasmettere da cuore a cuore la speranza, specialmente nel mondo produttivo del Paese, per rispondere al clima di sfiducia che si sta diffondendo. Punto di partenza il libro pubblicato dalla nostra casa editrice, “Il contagio della speranza” che contiene le parole con cui papa Francesco ha guidato il popolo a lui affidato durante i giorni più duri della pandemia.

Dalla paura ad una gioia insolita

«Quando è incominciato tutto ero molto impaurito da ciò che stava accadendo. Man mano che il tempo passava mi rendevo conto che la paura frena, rende incapaci di agire» ha affermato Eugenio Dal Pane «fino a quel 27 marzo. Ho visto in papa Francesco un uomo partecipe della sofferenza della gente e che la presentava a Dio. Lì ho capito che la speranza sta proprio in questo: nel fatto che Dio non ci abbandona mai. Così la paura ha lasciato il posto ad una gioia insolita che ha rimesso in moto me e, di conseguenza, i miei collaboratori. Questa è la responsabilità del mondo del lavoro oggi: costruire partendo dalla certezza di una positività».

Il momento della solidarietà

«Credo che questo sia il momento della solidarietà sociale tra individui, tra imprese, tra stati» ha aggiunto mons. Mosciatti nel suo intervento «a testimonianza che anche nel dramma c’è una possibilità di bene. Ascoltando il papa, io, come tantissime altre persone che lo hanno seguito in modo particolare durante il lockdown, mi sono posto la domanda “cosa è veramente essenziale? Cosa può aiutarci al fondo?” da lì bisogna ripartire. Io credo che per poter costruire occorre farlo insieme, aiutarci vicendevolmente a vivere anche nel lavoro e nelle cose da fare».

Riscoprire il valore della comunità

«Nei mesi dell’emergenza sanitaria accanto agli angeli della sanità ci sono stati tanti piccoli imprenditori che hanno assicurato ciò di cui c’era bisogno» ha affermato Amilcare Renzi «La ragione d’esistere dell’impresa è proprio questa: fare un lavoro ben fatto e utile per la comunità. L’artigiano svolge una funzione sociale nella comunità. Io credo serva un grande abbraccio tra il grande e il piccolo affinché si possa ricostruire insieme, raggiungere insieme il benessere attraverso il lavoro duro, nobile, premiante e non speculativo. Occorre valorizzare i ragazzi, affinché rimangano a costruire sul territorio. Solo così si potrà creare un futuro sostenibile e innovativo. È una questione di responsabilità collettiva».

La speranza è ciò che regge davanti all’imprevisto

«La speranza è la certezza di un bene futuro che non vedi ma che sei sicuro che c’è. È ciò che regge davanti all’imprevisto» ha aperto il suo intervento in questo modo il prof. Giorgio Vittadini. «L’imprevisto può essere un bene per chi ha speranza, perché è grazie ad esso che molto spesso si crea ciò che prima non c’era. Questo anche perché c’è una bellezza nel cuore dell’uomo più grande di ogni paura e che fa venir fuori la capacità creativa». E, sulla stessa lunghezza d’onda degli altri relatori, il professor Vittadini ha affrontato il tema del “creare insieme”: «non è l’egoismo che porta al benessere collettivo, ma il mettersi insieme. Le persone hanno come dimensione l’essere insieme, specialmente in Italia, un paese povero di materie prime ma ricco di socialità. Dobbiamo recuperare queste radici, recuperare il cuore. Se si dimentica il cuore si è disperati anche nella ricchezza».

Le parole del papa come traccia per il futuro

«Il libro che ho pubblicato ha proprio la funzione di non dimenticare quello che è accaduto, le domande che la circostanza del Covid ha fatto emergere, che ci hanno mostrato dove poggia la nostra vita e la nostra speranza» ha ripreso Dal Pane «Io penso che le parole del papa siano da tenere come traccia per il futuro. Abbiamo una grande opportunità: lavorare per la nostra felicità e per il bene di tutti. Questo può essere l’inizio di un mondo nuovo».

Salvare il seme della speranza

«Quando qualcosa ci viene tolto ne scopriamo il valore. Il Cristianesimo ha avuto una parola decisiva in questa situazione» ha fatto eco il vescovo di Imola «abbiamo realmente scoperto il cuore di ciò che ci fa realmente vivere. La fede, la vita e la speranza è ciò che ci fa realmente vivere e sono il bene da preservare, così come il contadino nella circostanza avversa salva il seme».

La partita dei territori

Netta la conclusione di Renzi: «Oggi dobbiamo diffondere speranza per raccogliere fiducia. Occorre giocare la partita dei territori, della comunità. Stando assieme realmente, cominciando a ritrovarsi a rifrequentarsi si esce meglio dai momenti di difficoltà e si può ricostruire. Ed è essenziale rendere i ragazzi protagonisti della ripartenza».

Avere gli occhi della tigre

La chiosa è lasciata a Giorgio Vittadini: «Noi italiani eravamo leader in un mondo piccolo, ora siamo piccoli in un mondo grande. E ci siamo seduti a lamentarci. Dobbiamo muoverci, cambiare, altrimenti saremo morti. Bisogna lavorare e farlo meglio. L’imprevisto ci costringe ad avere “gli occhi di tigre”, a ricominciare, a non vivere di rendita. La povertà che incombe ci può aiutare a ricominciare a correre, a vivere, a far fatica. Come diceva don Giussani: “Che coraggio ci vuole a sostenere la speranza degli uomini!”».

 

Foto della serata Mauro Monti – Rizomedia

 

 

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