Pubblicato il 30 Dicembre 2006
“Lavorare è fare un uomo al tempo stesso che una cosa”, scriveva Emmanuel Mounier. Ho ricordato questa frase ai miei collaboratori mentre tracciavo brevemente il bilancio di un anno, il 2006, ricco e denso.
Il “primo piano” con tanto di copertina che la rivista Bookshop, una delle due riviste del settore librario, ha dedicato all’esperienza di Itaca e del network di librerie di cui Itaca si è fatta promotrice, segna il passaggio ad una nuova dimensione del nostro lavoro, nato in un ambito ben delimitato, ma che ha avuto in sè, fin dall’origine, come orizzonte “i confini del mondo”, un obiettivo perseguito pazientemente e tenacemente (e, ovviamente, con ampi territori ancora inesplorati).
Uno dei fondamentali fattori di solidità dell’azienda è la forma del rapporto tra le persone che in essa lavorano o che ad essa collaborano. Al centro dell’azienda abbiamo posto l’amore al destino di ciascuno, la felicità dell’io. L’esperienza dell’essere voluti e amati muove ad una stima di sè che rende positivi nei rapporti e che anche nelle inevitabili difficoltà e incomprensioni induce a chiederci come noi siamo stati guardati e come questo diventa sguardo sull’altro. I nostri limiti sono sotto gli occhi di tutti, come accade in ogni convivenza, ma sono occasione di una domanda e di un lavoro.
Questo amore arriva fino al dettaglio del proprio lavoro, da come si risponde al telefono a come si tratta il cliente che ha un problema, dalla tempestività della consegna fino a come si confeziona il pacco, perchè la merce arrivi integra e in perfetto stato, prevedendo i colpi che potrebbe subire nel trasporto.
Siamo sorpresi ogni giorno di più dal fatto che proprio perchè abbiamo a cuore la nostra umanità l’azienda funziona e il luogo di lavoro diventa un ambiente dove ciascuno si accorge di crescere, dove la propria umanità è provocata ad essere vera, viva, vigile fino a poter dire: “Solitamente sul luogo di lavoro uno deve lasciare fuori la propria umanità: qui io l’ho trovata”; “Qui sono risorta” oppure: “Qui imparo come trattare mio marito”.
Per questo abbiamo gratitudine l’uno per l’altro.
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