Pubblicato il 20 Maggio 2019
Non è cosa semplice narrare di carcere. Non lo è perché spesso chi se ne occupa tende ad assumere un solo punto di vista: o quello del detenuto, delle sue debolezze e del suo desiderio di riscatto oppure quello dell’organizzazione del sistema detentivo. Pietro Buffa, invece, con “La galera ha i confini dei vostri cervelli” (Itaca Edizioni) fa sì che questi due mondi si incontrino e lo fa narrando storie vere di vita vissuta, di volti incontrati e rimasti impressi nella memoria nel corso degli anni passati a dirigere vari istituti penitenziari.
Il titolo del libro trae origine da una frase contenuta nella lettera di un detenuto psicotico. È una espressione emblematica rispetto al contenuto del libro poiché apre alla speranza di poter modificare la vita carceraria intesa come vuoto disperante della quotidianità coatta, ripetitiva e castrante: “La galera ha i confini dei vostri cervelli” rimanda alla possibilità di un cambiamento facendo appello alla responsabilità e all’umanità di ogni persona. Quel cambiamento che attraverso le piccole e grandi cose quotidiane, l’Autore, da direttore, ha sempre cercato di mettere in atto per rendere più umana la vita di coloro che popolano il carcere, siano essi detenuti, agenti penitenziari, operatori sociali, volontari.
Pietro Buffa è infatti uno dei maggiori conoscitori del sistema carcerario, ne conosce i meccanismi gestionali, li governa e li dirige e questo libro è proprio il frutto del suo percorso professionale, costellato di episodi significativi che ci ha voluto donare e che ci invitano a guardare oltre le sbarre, per provare a scavare un po’ di più nell’animo di chi vive in un contesto di reclusione. Racconti diversi tra loro, ambientati in varie strutture penitenziarie, come istantanee di una lunga vita passata a prendersi cura di un mondo recluso, che si susseguono nelle centoquaranta pagine di questo bel libro che si legge d’un fiato. Storie che ci raccontano percorsi umani tortuosi e complicati, ma anche significativi spaccati di umanità e solidarietà fra le quattro mura della prigione, con un filo rosso che lega l’intera opera: l’esigenza di contribuire a migliorare la realtà carceraria. Un libro dove il tutto è molto più della semplice somma delle parti.
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