L’impresa di diffondere cultura

Pubblicato il 21 Febbraio 2012

Fin dalla giovinezza ho avuto la grazia di incontrare grandi preti. Devo ad essi il suggerimento di letture che mi hanno aiutato a cogliere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo che avevo respirato nella mia famiglia e nella mia piccola parrocchia di campagna.

Il fascino e l’entusiasmo destati furono all’origine di due attività. Poco più che ventenne cominciai a curare la diffusione di libri in occasione di assemblee, incontri, feste. In seguito partecipai alla costituzione di un centro culturale: organizzavamo mostre, concerti, spettacoli teatrali, incontri di cui pubblicavo le trascrizioni. Mi muoveva una passione per la vita delle persone, della Chiesa e della società e il desiderio di comunicare a tutti ciò che a me era stato dato. Allora insegnavo in una scuola cattolica: non immaginavo che si stesse preparando la mia vocazione.

Nel 1989 – avevo già 35 anni e nessuna esperienza imprenditoriale – fondai Itaca. La concepii come una realtà a servizio di persone, comunità, parrocchie, diocesi. Lo scopo era facilitare la promozione di eventi culturali e il reperimento di prodotti editoriali selezionati dai cataloghi di numerose case editrici. Mi rendevo conto già allora – e oggi la situazione è ben più grave – che il mercato teneva ai margini tante pubblicazioni di valore e che occorreva trovare i canali per dare ad esse la massima diffusione perché profondo era il segno che lasciavano nelle persone.

Dieci anni fa iniziai a produrre mostre. Ad oggi sono oltre 350 gli allestimenti realizzati che hanno raggiunto un centinaio diocesi e totalizzato oltre 700.000 visitatori. Quanti ne abbiamo visti commossi fino ad esserne segnati per la vita, come una ragazza, oggi monaca trappista a Vitorchiano, che ha sentito la vocazione seguendo la visita guidata ad una mostra su Caravaggio.

Un’altra esperienza molto significativa promossa da Itaca è il libro del mese in parrocchia. Qualche anno fa in occasione della Quaresima un amico sacerdote mi chiese di proporgli due o tre libri di cui suggerire la lettura ai parrocchiani. La proposta trovò molta accoglienza tanto che i volontari che curavano la vendita in fondo alla chiesa si trovarono ben presto senza copie.

Sulla scia di questa positiva esperienza, nel dialogo con don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, è maturata l’idea per la prossima Quaresima di una diffusione straordinaria nelle parrocchie degli ultimi libri di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret e Luce del mondo, come gesto di gratitudine e di amore alla sua persona e di adesione alla sua preoccupazione per la crisi della fede all’interno della Chiesa stessa. L’iniziativa vuole contribuire a sottrarre libri fondamentali da una logica consumistica che brucia tutto in fretta. Riproporli a distanza di tempo dalla loro pubblicazione è il modo più semplice per ribadirne il valore e invitare alla lettura – quanti li hanno acquistati senza averli letti! – di testi che fanno incontrare Gesù, luce del mondo.

In tempi di crisi economica e antropologica, di confusione e di smarrimento, proporre libri che siano come una stella cometa è una carità che va incontro alla grande povertà del nostro tempo: quella del senso. La modalità organizzativa è semplice. L’unica condizione è che ci sia una persona che abbia percepito per sé la bellezza dell’essere cristiano e la gioia di comunicarlo.

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