Editoria ed educazione

Pubblicato il 22 Novembre 2006

“Troppi libri, ma chi educa alla bellezza?”. Il titolo di un articolo di Giuliano Vigini apparso su Avvenire oltre un anno fa sintetizza con efficacia la questione centrale dell’editoria: l’educazione.

Solitamente si dibatte sui problemi legati alla distribuzione, su quelli della piccola editoria e delle librerie indipendenti, si afferma genericamente il valore della lettura, si inventano mille iniziative per aumentare il numero dei lettori. Questioni reali, ma raramente si pongono le due domande fondamentali: che genere di bene è il libro? chi educa “a scegliere e ad amare la bellezza?”.

I libri, la musica, i film costituiscono strumenti fondamentali per formare e sostenere il cammino della persona e del popolo. La cultura, infatti, “è un modo specifico dell’«esistere» e dell’«essere» dell’uomo»” (Giovanni Paolo II all’Unesco) e “La nazione è la grande comunità degli uomini che sono uniti mediante vari legami, ma soprattutto mediante la cultura… E proprio per questo essa è la grande educatrice degli uomini perchè nella comunità possano essere di più” (Memoria e identità, p. 106).

Ha scritto don Giussani nel messaggio per il decennale della collana da lui fondata “I libri dello spirito cristiano”: “E’ attraverso l’educazione che si costruisce un popolo come coscienza unitaria e come civiltà… Il leggere partecipa di questo percorso educativo per la ricostruzione dell’umano”. Di lui disse l’allora card. Ratzinger nell’omelia della messa esequiale: “Don Giussani era cresciuto in una casa – come dice – povera di pane, ma ricca di musica, e così dall’inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza e non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita….”. La proposta di libri da leggere e l’ascolto della musica erano parte integrante del suo metodo educativo fino ad assumersi la responsabiltià di dare vita, oltre alla già citata collana di libri, anche ad una collana musicale, “Spirto Gentil”. Per quanto non si possa definire, in senso stretto, un editore, don Giussani ha dato un grande contributo all’editoria, educando, per usare le parole di Vigini, “a scegliere e ad amare la bellezza”.

Per tale ragione la libreria del Meeting, ha posto al centro degli spazi espositivi la sua immagine, a sottolineare il criterio al quale ha sempre richiamato e che ha guidato la selezione: l’apertura alla realtà in tutti i suoi aspetti fino al suo significato ultimo. In altre parole: tradizione, ragione, fede.

Questa educazione dà frutti concreti. I numeri – una selezione di 10.000 titoli, oltre 60.000 visitatori, 65.000 libri venduti per un fatturato di oltre 650.000 euro – ben si confrontano con non poche fiere e festival. La libreria del Meeting potrebbe essere il modello di una libreria laica di cultura letteralmente cattolica, cioè aperta al tutto, non omologata alle mode culturali dominanti e non appiattita sui best seller. Un modello da riproporre sul territorio per rispondere alla diffusa domanda di cultura che molti cercano di usare per pure finalità commerciali.

Si tratta di un compito urgente, cui Itaca network ha posto mano. Il referendum del 2005 ha mostrato come vi sia nel nostro popolo una chiara coscienza dei valori di fondo irrinunciabili, che tuttavia vengono continuamente erosi da libri, riviste, film che hanno come obiettivo quello di indebolire fino ad annientare la nostra tradizione culturale e di imporre una nuova antropologia.

Per il futuro non solo della fede, ma anche della ragione e quindi della nostra tradizione, in Italia come nel resto dell’Europa, occorre educare alla bellezza infinita. Coi libri e con la musica.

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